Siusi allo Sciliar
Siusi allo Sciliar - così si chiama il paese ai piedi dell’Alpe di Siusi che conta circa 2.000 abitanti (31.12.2023: 2.068 abitanti). E chi non lo ha ancora visitato può comunque facilmente risalire alla sua posizione geografica grazie al suo nome che rimanda al famoso ed amatissimo paradiso di vacanza dell’Altipiano dello Sciliar.
Siusi si trova al centro dell’Altipiano dello Sciliar, tra i paesi di Castelrotto e Fiè, ad un’altitudine di circa 1.000 metri sopra al livello del mare. Siusi è dominato dalla Punta Santner, una montagna che si trova accanto allo Sciliar e che ha preso il nome dal suo primo scalatore, Johann Santner.
Il paese è stato citato per la prima volta in una lettera risalente agli anni che vanno dal 982 al 987. I vescovi di Bressanone e Augusta si erano accordati in tale lettera sullo scambio di diverse proprietà terriere dell’Altipiano dello Sciliar. Il paese non si è sempre chiamato “Siusi”; in passato si è chiamato p.e. Sevs, Suse, Sutsis e Siusis. Purtroppo non si sa molto sulla storia di Siusi, tant’è che fioriscono numerose e creative leggende che narrano ciò che pare sia avvenuto nel paesino di montagna. Una leggenda ad esempio narra che gli abitanti di Siusi siano sempre stati laboriosi e che il loro paese sia stato allagato dalle acque di un lago situato ad est dell'Alpe di Siusi.
La vita a Siusi
Per secoli gli abitanti di Siusi allo Sciliar si sono guadagnati di che vivere lavorando la terra. Questo si nota anche oggi, perché il paese ha ancora una forte vocazione agricola e la vita segue ancora ampiamente i dettami della tradizione contadina. Il fatto che anche il turismo faccia parte delle fonti principali di reddito degli abitanti di Siusi ha tolto poco al paese della sua genuinità e della sua atmosfera tipica di un paese di montagna. Bisogna anche dire che gli enti turistici di Siusi vengono diretti in modo esemplare.
I masi e le chiese circostanti fanno rivivere la storia del paese per i visitatori e i vacanzieri di oggi, tuttavia si riesce anche a “percepire” in un punto o nell’altro del paese anche il progresso tecnologico e l’apertura degli abitanti di Siusi al nuovo.
Per fare un esempio, basti ricordare che a Siusi si trova da alcuni anni la stazione a valle della moderna ovovia che porta all'Alpe di Siusi e che attira tutto l’anno numerosi turisti nel paese. Con l’apertura dell’ovovia il traffico su strada è stato fortemente limitato, tanto che l’ovovia con la stazione a valle a Siusi è oggi quasi l’unico modo per raggiungere l’Alpe di Siusi dall’Altipiano dello Sciliar.
A Siusi si trovano molti ristoranti, pub e café tipici dell’Alto Adige. Tuttavia da alcuni anni esiste nei pressi del centro del paese un locale che oltre ai piatti alto-atesini offre anche specialità messicane e texane. Al Peppers, il ristorante diverso dell'Altipiano dello Sciliar (così si autodefinisce il ristorante stesso), i clienti possono anche "soltanto" assaporare un bicchiere di vino rosso alto-atesino nell'atmosfera dal sapore messicano/texano.
Giovani e anziani trovano dunque ciò che preferiscono a livello culinario a Siusi.
Le rovine dei castelli
Situate un po’ più in alto rispetto a Siusi si trovano le rovine di due castelli ben visibili dal paese: le rovine di Hauenstein (rovine di Castelvecchio) e di Salego.
Il castello di Salego, citato per la prima volta nel 1154 sotto Heinrich von Saleck, è passato nel corso dei secoli in mano a diversi proprietari, tra i quali si ricordano i vescovi di Trento, i vescovi di Bressanone e Christoph Freiherr von Wolkenstein. Anche se le rovine viste da Siusi oggi evocano un’atmosfera storica, in realtà non hanno molto da offrire. Il castello non è mai stato abitabile e oggi non ha altro da offrire che un paio di mura storiche.
Un po’ più di recente costruzione è, stando alle testimonianze scritte, il castello Hauenstein, citato per la prima volta nel 1186. Pare che Oswald von Wolkenstein, un poeta e compositore del tardo medioevo, abbia vissuto per molto tempo nel castello Hauenstein, essendone stato anche proprietario. Oggi il castello, caduto in rovina nel XVII secolo, è di proprietà della diocesi di Bolzano-Bressanone.